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di Giorgio Cazzato

Il russamento occasionale e leggero è un evento che può capitare a tutti, ad esempio in occasione di un’infezione delle vie aeree superiori (con ostruzione nasale, o una tonsillite, faringite, ecc..) oppure dopo una cena, specie se con accompagnamento di una quantità maggiore di alcolici: il rumore è procurato essenzialmente dalla vibrazione del palato molle e aggravato dalla posizione supina.

Di solito non comporta effetti significativi, rumore a parte. Il russamento abituale o roncopatia (tutte le notti da almeno 6 mesi nell’adulto/maggiore o uguale a 3 notti/settimana nel bambino) non è altrettanto inoffensivo: al rischio di apnee, con sviluppo anche di importanti malattie sistemiche che possono ridurre la sopravvivenza del soggetto, si può associare un’importante sonnolenza diurna (Excessive Daytime Sleepiness o EDS) - anche durante la guida o altre attività che richiedano concentrazione - con sensibile aumento di incidenti stradali e/o lavorativi come statisticamente dimostrato. Sul punto è intervenuto anche il Legislatore che con il decreto 3 febbraio 2016 ha dettato gli indirizzi medico-legali da osservare per l'accertamento dell'idoneità alla guida dei soggetti affetti da disturbi del sonno per apnee ostruttive notturne (o sospettati di essere affetti da tale patologia): nei casi accertati non sarà possibile la con-cessione o rinnovo della patente senza dimostrazione di trattamento efficace della roncopatia.

A ciò si aggiunge che in caso di russamento abituale diminuisce il livello di benessere soggettivo, come evidenziano le varie scale utilizzate per misurarlo, e anche il benessere del partner, e quindi anche la qualità delle relazioni di coppia, in rapporto soprattutto alla intensità e alla frequenza del russamento, può risultare compromesso.
Al russamento abituale si possono associare quadri di ostruzione respiratoria con conseguente sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS): se la chiusura al transito aereo è parziale si determina una riduzione del flusso (ipopnea) ma quando la faringe si chiude completamente, la respirazione cessa (apnea). La conseguenza dell’ostruzione è che man mano che l’apnea procede, l’ossigeno nel sangue diminuisce (ipossiemia) e la anidride carbonica aumenta (ipercapnia): il cervello viene avvertito di ciò, e invia una sorta di messaggio di allarme con una conseguente attività di “risveglio” (arousal) che provoca l’attivazione dei muscoli dilatatori della faringe (quelli che si rilassano nel sonno) e quindi la sospensione dell’apnea per cui il soggetto effettua di solito tre o quattro respiri fragorosi, e l’ossigenazione torna a livelli accettabili.

I risvegli sono nella grande maggioranza dei casi di brevissima durata e non vengono ricordati al mattino. Qualche volta invece il paziente si sveglia con la sensazione, del tutto realistica, di soffocare.
Dopo il microrisveglio la situazione si normalizza, il sonno torna profondo, le vie aeree possono di nuovo chiudersi per effetto del rilassamento muscolare, e il ciclo ricomincia. Questa situazione di “va e vieni” fra periodi di apnea e momenti di iperventilazione può ripetersi anche centinaia di volte nel corso di una notte.
Le conseguenze di una tale situazione possono verificarsi durante il sonno (il soggetto si sveglia o comunque dorme male) o al risveglio e durante il giorno.

I sintomi più frequenti delle OSAS sono:
Tipici
Russamento, sonno non riposante, sonnolenza diurna, cefalea mattutina
Comuni
Nicturia (necessità di alzarsi per urinare), choking (soffocamento), riduzione della libido (desiderio sessuale), enuresi (urinare durante il sonno)

Ma a lungo andare questi pazienti sono maggiormente a rischio rispetto alla popolazione normale di insorgenza di patologie cardio-vascolari quali:
 - ipertensione arteriosa
 - alterazioni della frequenza del ritmo cardiaco
 - ipertensione polmonare
 - deficit del ventricolo destro/sinistro
 - infarto del miocardio
 - ictus cerebrale.

Esistono diverse forme di apnea:

- l'apnea nel sonno ostruttiva (OSA) è la forma più comune di apnea nel sonno ed è causata dall'ostruzione della gola a livello dello spazio posteriore alla lingua (ipofaringe) che impedisce il passaggio del flusso d'aria sia durante inspirazione che espirazione durante il sonno
- l'apnea notturna centrale (CSA) dipende dal cervello che “non segnala” di effettuare la respira-zione, in un certo senso "si dimentica" di respirare mentre si dorme. Le apnee centrali possono esser presenti frequentemente in persone con scompenso cardiaco congestizio e in questo caso si manifestano con particolari caratteristiche e periodismo detto respiro di Cheyne-Stokes. Altre volte le apnee centrali possono esser presenti in pazienti affetti da malattie neuromuscolari come la sclerosi laterale amiotrofica (SLA).
- l'apnea nel sonno mista è una combinazione tra le forme ostruttive e centrali.

Alcuni fattori potenzialmente modificabili, quali l’alcolismo, il fumo di sigaretta e la deplezione di estrogeni durante la menopausa, sono in grado di favorire la sindrome apnoica ma soprattutto è l’aumento del BMI1 con valori indicanti la presenza di sovrappeso (BMI= 25-29.9) o dell’obesità (BMI > o = a 30) a interferire negativamente con l’OSAS tant’è la riduzione di anche solo il 10% del peso in eccesso è in grado di migliorare in maniera clinicamente significativa l'indice di apnea-ipopnea

Premesso che le apnee possono essere presenti anche nel soggetto normopeso, l’associazione del BMI con la circonferenza della vita è utile per definire la classe di rischio

Esempio di Tracciato di registrazione Notturna (clicca qui per visualizzare e stampare il documento)

Questionario di Autovalutazione del Rischio di Apnea Notturna (FAI IL TEST PER SCOPRIRE SE SEI A RISCHIO cliccando qui)

di Giorgio Cazzato

I turbinati, generalmente tre per ognuna delle due fosse nasali, sono strutture ossee rivestite da mucosa situati lateralmente al setto nasale: sono suscettibili di aumentare o ridurre il loro volume, modificando perciò la velocità con cui l’aria percorre la fossa nasale, in rapporto all’esigenza di riscaldare/raffreddare l’aria respirata contribuendo così anche alla sua filtrazione, depurazione e umidificazione.

Uno stato di congestione cronica della mucosa dei turbinati inferiori comporta un aumento di volume dei turbinati inferiori (e quindi un loro ingrossamento persistente e, quindi, riduzione dello spazio libero all’interno della fossa nasale) che viene definito rinite cronica ipertrofica (o rinite cronica ostruttiva) e che è responsabile dell’ostruzione respiratoria nasale.

Numerose sono le cause che possono aumentare il volume dei turbinati inferiori:

Il persistere delle cause di cui sopra finisce per causare il progressivo aumento di volume dei turbinati instaurando una sorta di circolo vizioso del tipo: raffreddamento = ingrossamento dei turbinati = facilitazione alle recidiva di raffreddamento = ulteriore ingrandimento dei turbinati e così via.

La rinite ipertrofica si può manifestare in concomitanza con malformazioni strutturali del setto o dei turbinati con ulteriore aggravamento della difficoltà respiratoria nasale.

Il trattamento dell'ostruzione nasale cronica persistente prevede il ricorso alle tecniche chirurgiche che possono, a seconda dei casi, interessare solo il setto nasale, solo i turbinati o entrambi.

Non poche volte, tuttavia, la chirurgia limitata ai soli turbinati può risolvere il problema della stenosi nasale senza ricorrere alla chirurgia del setto che, a sua volta, necessita di ricovero ospedaliero, anestesia generale e tamponamento nasale. In questi casi, quando indicato, si può ricorrere alla “coblazione”dei turbinati: con idoneo strumentario, in anestesia locale, ambulatorialmente, senza sanguinamento e quindi senza necessità di tamponamento nasale, si crea un campo di plasma focalizzato in un punto ben preciso che consente di “vaporizzare” i tessuti senza danno termico e quindi, rispettano i tessuti sani: in buona sostanza si crea una sorta di tunnel all’interno del turbinati la cui successiva cicatrizzazione costringe il turbinato stesso ad “accartocciarsi” su stesso riducendone il volume, e quindi l’ingombro della fossa nasale, ripristinando uno spazio respiratorio idoneo.

Nei link di seguito un’animazione della tecnica chirurgica e un’intervista esplicativa sul tema:



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